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Oltre il click: contenuti interattivi che danno voce all’utente

Tabella dei Contenuti

Apri il pc, prendi in mano il tuo tablet, blocca lo schermo del tuo smartphone… Entra sui social, naviga su Google, apri il tuo blog preferito.

Osserva bene i contenuti… Cosa noti?

Noterai che, negli ultimi anni, il modo in cui comunichiamo online è profondamente cambiato. 

Eppure, molti brand e creatori di contenuti continuano ad affidarsi a formati tradizionali — testi statici, immagini illustrative e video lineari — per raccontare storie e coinvolgere il pubblico. Questi strumenti, pur ancora utili ovviamente, non sono più sufficienti dove l’attenzione è breve, la concorrenza è ampia e l’utente vuole sentirsi parte attiva dell’esperienza.

Fermarsi a questi linguaggi significa rinunciare al potenziale di una comunicazione più profonda, partecipativa e “memorabile”

L’evoluzione del web — dalle piattaforme social all’adozione crescente della realtà aumentata, fino all’integrazione dell’intelligenza artificiale — ci mostra chiaramente che oggi l’utente non vuole più solo guardare o leggere, ma desidera interagire, scegliere, contribuire

E allora ecco l’importanza dei contenuti innovativi, che permettono di costruire un dialogo autentico tra chi comunica e chi riceve, dando voce e spazio all’esperienza personale di ogni utente.

Non si tratta di una moda passeggera, ma di una necessità per chi vuole restare rilevante rispetto al resto del mercato. 

È quindi tempo di superare la logica del messaggio unidirezionale e abbracciare una nuova era della comunicazione digitale.

Scopriamo a fondo l’argomento…

Cos’è un contenuto interattivo e perché usarlo

Contenuto interattivo = tutto ciò che trasforma l’utente da semplice spettatore a parte attiva dell’esperienza

Può essere un quiz che ti dà un risultato personalizzato, una mappa su cui puoi muoverti per scoprire storie, un video che ti fa scegliere come va a finire. In sostanza, è quel tipo di contenuto che ti invita a “fare qualcosa” invece di restare fermo a guardare. E quando succede, la comunicazione diventa coinvolgimento vero.

Perché dovremmo usarli, quindi? Perché le persone oggi non vogliono più subire passivamente un messaggio, ma essere ascoltate, guidate, coinvolte. L’interazione dà valore perché crea un’esperienza personalizzata, dove ogni click ha un senso e ogni scelta porta a una scoperta. 

Un contenuto interattivo ben pensato può semplificare concetti complessi, rendere più facile orientarsi tra informazioni dense, aiutare l’utente a trovare subito ciò che cerca

Ovviamente, non basta mettere un bottone o uno slider per dire “abbiamo fatto un contenuto interattivo”. Funzionano davvero solo quando ogni elemento ha una funzione chiara. Non è un’aggiunta decorativa, ma una parte integrata nella narrazione. Se serve a scegliere un percorso, a esplorare meglio un’informazione o a ricevere un feedback, allora ha senso. 

E poi c’è una regola d’oro: deve essere leggero, accessibile e facile da navigare. L’utente non deve avere dubbi su cosa fare, né deve aspettare dieci secondi che si carichi qualcosa. L’interazione deve essere fluida, naturale, intuitiva.

Insomma, un buon contenuto interattivo è un modo più umano e moderno di comunicare. Perché mette al centro chi lo guarda. E se una persona si sente parte del contenuto, allora sarà anche più facile che lo ricordi, lo condivida, o ci ritorni. 

Esempi di contenuti interattivi: idee da sfruttare subito

Se pensi che l’interattività sia roba da grandi produzioni o da budget esagerati, è il momento di cambiare mentalità. Esistono tantissimi modi, semplici e creativi, per coinvolgere le persone online e offline in modo più diretto, dinamico e memorabile. 

Ecco qualche ispirazione concreta, offerta dal team Softweb, per iniziare subito…

Quiz e sondaggi sono tra gli strumenti più efficaci e accessibili. Servono a conoscere meglio il tuo pubblico e, allo stesso tempo, offrono qualcosa in cambio: un risultato personalizzato, un consiglio, un confronto. 

Il celebre “Che tipo di viaggiatore sei?” di Airbnb, ad esempio, guida l’utente verso proposte su misura. Ma puoi usarli anche in modo più leggero e divertente per aumentare l’engagement sui social o far emergere insight utili.

Infografiche dinamiche rendono i dati vivi. Invece di una tabella noiosa o una chart statica, puoi creare contenuti che si muovono, cambiano al passaggio del mouse, si adattano a scelte o interessi dell’utente. The New York Times ha fatto scuola con i suoi articoli interattivi in cui puoi esplorare l’impatto del cambiamento climatico sulla tua città. Ma anche brand più piccoli possono raccontare numeri o processi complessi in modo più coinvolgente e comprensibile.

Video interattivi e storytelling a bivio aprono alla possibilità di costruire una narrazione su misura. Netflix lo ha fatto con “Bandersnatch”, dove puoi decidere cosa fa il protagonista e vedere come cambia la storia. Anche in ambito educativo o promozionale questa logica funziona: puoi mostrare prodotti, raccontare storie aziendali o formare le persone lasciando a loro la scelta di come proseguire.

I chatbot sono ormai molto più di semplici risponditori automatici. Se progettati bene, offrono esperienze conversazionali fluide, simpatiche, talvolta persino emozionanti. Possono guidare alla scelta di un prodotto, risolvere dubbi, ma anche raccontare storie in modo inaspettato. Il chatbot di Duolingo, ad esempio, ti allena al dialogo in lingua come se stessi chiacchierando davvero con qualcuno.

Utilissimi per settori come il wellness, il finance o l’e-commerce, i calcolatori personalizzati. Un esempio? Il calcolatore di impronta ecologica di WWF, che ti fa scoprire quanto impatti sul pianeta in base al tuo stile di vita. Oppure strumenti come “Quanto risparmi se usi la nostra soluzione?” che aiutano l’utente a visualizzare benefici concreti.

Molto usati nel settore fashion, arredamento o automotive, sono invece i configuratori di prodotto. Ti permettono di personalizzare un prodotto, scegliendo colori, materiali, forme e vedendo subito il risultato. Nike, ad esempio, con il suo “Nike By You” ti permette di creare sneakers completamente su misura. Un’esperienza ludica, utile e coinvolgente.

Utilissime poi le timeline interattive, perfette per raccontare una storia — personale, aziendale o culturale — in modo lineare ma non rigido. Ogni punto della linea diventa una finestra da aprire, con testi, immagini, audio o video. Ottime per siti istituzionali, musei, brand che vogliono valorizzare il proprio heritage o progetti editoriali ricchi di sfaccettature.

Anche le mappe esplorabili sono ottimi esempi di contenuto interattivo. Usatissime nei progetti di storytelling territoriale o in campagne turistiche. Un caso esemplare è quello di Google con “Voyager”, dove puoi viaggiare virtualmente tra ecosistemi o percorsi culturali. Ma anche una piccola attività può usare una mappa per raccontare, ad esempio, il percorso dei propri ingredienti o l’origine dei prodotti.

Per chi, invece, ama puntare sull’esperienza sonora, non possono mancare quelle musicali personalizzate. Spotify Wrapped è l’esempio più virale degli ultimi anni. Un contenuto che nasce dai dati dell’utente e li trasforma in racconto. Anche qui, non serve essere Spotify: puoi raccogliere input dall’utente e restituirli in modo creativo con audio, grafiche, suggerimenti musicali o messaggi vocali.

Più che creare qualcosa di spettacolare, il segreto è far vivere un’esperienza coerente, che stimoli la curiosità e lasci un segno. Perché il vero contenuto interattivo non è solo quello che l’utente guarda… è quello che l’utente vive.

E non finisce qui…

Anche nel mondo fisico possiamo portare l’interattività con ibridi intelligenti!

Pensa a un QR code su un packaging che ti apre un’attività di gamification, una playlist o un messaggio personalizzato. Oppure a un evento fisico dove, tramite smartphone, puoi partecipare a una votazione live o esplorare contenuti in realtà aumentata. Coca-Cola, ad esempio, ha realizzato packaging interattivi che, scansionati con l’app, attivano contenuti esclusivi.

Il punto non è solo stupire, ma creare esperienze che lasciano qualcosa. E oggi, con gli strumenti giusti, farlo non è mai stato così possibile.

Contenuti interattivi per sensibilizzare: tematiche sociali e ambientali

Quando si parla di cause importanti — come l’ambiente, l’inclusione, i diritti umani o la salute mentale — il rischio più grande è che il messaggio si perda tra tanti altri. Un contenuto tradizionale, per quanto ben scritto o toccante, spesso non basta a innescare un vero coinvolgimento. 

Proprio in questo caso i contenuti interattivi diventano degli amici fidati. Essi informano, coinvolgono e trasformano dati in esperienze e numeri in consapevolezza emotiva.

Un’esperienza che chiede di partecipare, scegliere, esplorare… Diventa molto più difficile da ignorare. Pensa a campagne come “The Refugee Nation” di Amnesty International, che ha combinato musica, design e interazione per far vivere al pubblico la storia e la cultura dei rifugiati. Oppure al sito “Plastic Pollution Calculator” del WWF, citato anche in precedenza, che ti fa calcolare quanti rifiuti plastici produci in una settimana, rendendo tangibile un problema altrimenti astratto.

Anche la narrazione immersiva, come già detto, può cambiare prospettiva quando si parla di temi delicati. Alcuni progetti ti mettono letteralmente nei panni di chi vive certe realtà: interagire con scelte difficili, simulare scenari reali, vedere le conseguenze delle azioni. Il progetto “Clouds Over Sidra”, ad esempio, è un’esperienza VR realizzata dall’ONU che ti fa entrare in un campo profughi in Giordania, vivendo un giorno nella vita di una bambina rifugiata.

I contenuti interattivi, in questi casi, non servono solo a raccontare una causa, ma a farla sentire sulla pelle. E questo è fondamentale quando si parla di temi che hanno bisogno di empatia. 

Ci guardiamo intorno e spesso notiamo distanza emotiva, non è vero? Qui, il contenuto interattivo diventa il ponte che trasforma un messaggio in un’azione.

Raccogliere dati e costruire fiducia: il valore dello scambio consapevole

I dati, nel marketing interattivo, equivalgono a conversazioni, preferenze, segnali di fiducia. Ma per raccoglierli davvero in modo utile e duraturo, serve conoscere i giusti metodi. Non basta più “chiedere informazioni”, bisogna meritarsele…

L’engagement utente non nasce da un form con troppi campi, ma da un’esperienza che crea valore bilaterale.

Quando l’utente interagisce, condivide qualcosa di sé — e lo fa volentieri se ottiene in cambio un’esperienza su misura, un consiglio utile, una sensazione di attenzione reale. È il cuore del marketing interattivo comunicare “con”, non solo verso.

Il punto critico è evitare la raccolta indiscriminata di dati senza valore, che rischia di compromettere la relazione. Chiedere troppo, troppo presto, o senza spiegare perché, può generare diffidenza. E se non si restituisce nulla all’utente — né in termini di utilità, né di esperienza — la fiducia si erode.

Al contrario, raccogliere meno dati ma in modo consapevole, mirato e trasparente permette di costruire una base solida su cui lavorare. Quando le persone vedono che le loro scelte migliorano l’esperienza (contenuti personalizzati, suggerimenti rilevanti, interazioni più fluide), l’engagement utente cresce in modo naturale.

La fiducia si costruisce con rispetto e chiarezza. E nel marketing di oggi, non c’è niente di più potente di un contenuto che sa coinvolgere e ascoltare allo stesso tempo.

Sei sei a capo di una PMI o se operi come libero professionista, avrai capito che per emergere è necessario saper creare connessioni di qualità

Softweb affianca business di ogni grandezza e genere in questo delicato percorso, trasformando idee in esperienze, visioni in dialoghi e contenuti in strumenti di valore. Con passione, competenza e uno sguardo sempre rivolto all’innovazione.

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