Neuralink e Elon Musk.
Digita queste due parole su Google e prova a non rimanere sorpreso dai risultati del motore di ricerca.
Perché, non so se lo sapevi già, ma Neuralink, l’azienda di neurotecnologie fondata nel 2016 da Elon Musk, ha inventato un chip che sviluppa interfacce neurali impiantabili.
Il nome del chip cerebrale è “Telepathy” e serve a controllare dispositivi esterni con il solo pensiero. Sì, come se tu avessi una tecnologia a raggi infrarossi nel cervello che pilota ciò che ti circonda.
Chi conosce la figura di Elon Musk non resterà di sicuro scioccato! Dopo le imprese di SpaceX, la compagnia aerospaziale da lui fondata nel 2002, che ha rivoluzionato l’industria spaziale con una serie di innovazioni e imprese audaci, nulla sorprende più.
Ma, tornando a parlare di Neuralink…
Cosa sappiamo di questa tecnologia? Quali sono i vantaggi e i rischi collegati?
Beh, abbiamo fatto una bella ricerca per rispondere a queste domande. Numerosi sono stati gli articoli trovati in rete. Ma la difficoltà più grande è stata accaparrarsi gli articoli più recenti. E non perché se ne trovano pochi… Perché ce ne sono fin troppi!
Questa innovazione sta letteralmente facendo impazzire il web, portando numerosi siti e testate giornalistiche a parlare degli enormi passi in avanti fatti dalla neuroscienza sul cervello umano.
Abbiamo raccolto le informazioni più recenti e cercato di stilare una lista.
A te non resta che passare ai prossimi paragrafi e leggere tutto quello che abbiamo scoperto su Elon Musk e le sue rivoluzionarie scoperte!
L’esperimento di Neuralink ha avuto inizio con test sugli animali, tra cui scimmie, che hanno dimostrato di poter controllare videogiochi e digitare parole su uno schermo, semplicemente seguendo con gli occhi il movimento di un cursore.
Sì, hai capito bene: animali che giocano virtualmente con il solo movimento degli occhi.
Ultimamente però, Neuralink, ha raggiunto risultati non di poco conto impiantando il chip in un essere umano, precisamente in data 30 gennaio 2024.
La cavia umana sembra che si sta riprendendo bene dall’intervento, secondo quanto annunciato dallo stesso Musk. Lo stesso afferma che “I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi neuronali”.
Probabilmente, arrivati a questo punto, ti starai domando due cose: che fine ha fatto il primo paziente e qual è il suo nome.
Dunque… I dettagli sull’impianto sono ancora scarsi.
Sin da subito è stato chiaro che il destinatario dell’esperimento fosse una persona con immobilità, poiché la sperimentazione è rivolta a persone affette da tetraplegia/quadriplegia dovuta a lesioni del midollo spinale cervicale o a sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
L’obiettivo iniziale di Neuralink è consentire a queste persone di controllare dispositivi esterni semplicemente con il pensiero, ripristinando in tal modo parte della loro autonomia.
La missione di Neuralink, tuttavia, va oltre il recupero della mobilità per persone con paralisi e altre condizioni debilitanti. La società ambisce a sviluppare un dispositivo che possa “sbloccare il potenziale umano” migliorandone le capacità fisiche e mentali e raggiungere una simbiosi con l’intelligenza artificiale.
Sì ma… Il nome del paziente?
Per scoprire il nome ti chiediamo di pazientare ancora un po’… Ora che è più chiaro a cosa serve il chip celebrale Telepathy, passiamo a vedere com’è fatto e come si impianta nel cervello.
Sì, alcuni di voi, a sentir parlare di esperimenti su animali, avranno sicuramente rabbrividito. Purtroppo sì, Neuralink ha testato per la prima volta la sua tecnologia su animali, dopo aver firmato un accordo con l’Università della California.
Gli esperimenti sono stati eseguiti per la prima volta nel 2017 presso il Centro di ricerca sui primati di Davis. Si sono poi conclusi nel 2020, vedendo tra le cavie ben 23 scimmie. A fine 2020 sono poi iniziati gli esperimenti (non installazioni) sull’uomo, ma di questo parleremo meglio nel prossimo paragrafo.
Tornando a parlare degli animali… Ci sono stati decessi? Purtroppo sì.
Si pensa che circa 15 scimmie siano morte a seguito degli esperimenti.
Andando più a fondo con le ricerche, secondo quanto riportato da Reuters e da fonti con conoscenza diretta, sembrerebbe che durante gli studi preclinici sarebbero rimasti uccisi circa 1.500 animali.
Nel corso dello sviluppo dei suoi impianti cerebrali, Neuralink ha affrontato gravi polemiche riguardo al trattamento degli animali utilizzati nei test. Il Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM), un’organizzazione che difende i diritti degli animali, ha accusato Neuralink di causare sofferenze estreme e infezioni croniche a diverse scimmie.
Nonostante queste controversie, Neuralink ha annunciato i primi risultati delle sue sperimentazioni sugli animali nell’agosto 2020, dimostrando la capacità di rilevare l’attività cerebrale di un maiale con un impianto. Nel giro di meno di un anno, l’azienda ha presentato una scimmia che giocava a “Pong” utilizzando l’impianto Neuralink.
Tuttavia, un’indagine federale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) nel 2023 non ha riscontrato prove di violazioni del benessere degli animali. Nello stesso anno, un’inchiesta di Wired ha sostenuto che Neuralink avrebbe cercato di nascondere i dettagli sulla sofferenza e morte degli animali, portando i legislatori statunitensi a chiedere alla Securities and Exchange Commission, di indagare se l’azienda avesse ingannato gli investitori omettendo informazioni cruciali.
L’inizio dei test sugli esseri umani, previsto inizialmente a fine del 2020, subì un rinvio, poiché la FDA respinse la richiesta di Neuralink a causa di preoccupazioni sulla sicurezza dell’impianto, inclusi rischi di infezioni e problemi legati alla rimozione di dispositivi malfunzionanti.
Nel maggio 2023, Elon Musk annunciò che Neuralink aveva finalmente ricevuto l’approvazione della FDA.
Nel settembre 2023, Neuralink avviò il reclutamento di partecipanti per il suo studio sperimentale denominato “Prime Study” (Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface). Questo studio mirava a valutare la sicurezza dell’impianto e della procedura chirurgica, oltre a testare la funzionalità del dispositivo.
La sperimentazione, come già indicato, fu aperta a persone con tetraplegia causata da lesioni del midollo spinale cervicale o da sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Non a caso il primo chip è stato inserito nella parte del cervello che controlla l’intenzione di muoversi, con l’obiettivo di permettere ai pazienti di controllare il cursore o la tastiera di un computer usando solo il pensiero.
Il chip Neuralink è composto da cinque elementi chiave:
Gli elettrodi, distribuiti su filamenti flessibili e sottili, sono progettati per minimizzare i danni durante l’impianto e nel tempo.
L’impianto del dispositivo prevede interventi chirurgici, attraverso un robot sviluppato da Neuralink stessa. Questo robot utilizza un ago (più sottile di un capello) per inserire i filamenti nella superficie cerebrale.
I filamenti rilevano i segnali neuronali, che vengono elaborati dal chip e dal sistema elettronico, e trasmessi in modalità wireless a un’interfaccia cervello-computer. Quest’interfaccia decodifica i dati e li traduce in azioni o comandi su un dispositivo esterno.
Affascinante quanto pauroso, vero?
Il 27 marzo 2024, Neuralink ha presentato un evento storico nel campo delle interfacce cervello-computer: il primo post sui social media realizzato tramite pensiero.
Sì, tramite il pensiero. Quindi è stato il primo paziente a generarlo!
È arrivato il momento di svelare la sua identità…
Il suo nome è Noland Arbaugh, un uomo di 29 anni paralizzato dalle spalle in giù a causa di un incidente subacqueo avvenuto otto anni fa.
È riuscito a pubblicare un tweet utilizzando solo utilizzando la sua mente.
In un breve livestream diffuso su X (ex Twitter), Arbaugh ha spiegato come il dispositivo Neuralink gli consenta di interagire con il mondo digitale. Durante la diretta, ha dimostrato di poter giocare a scacchi online e al videogioco Civilization utilizzando il pensiero per muovere il cursore sullo schermo.
“Se riuscite a vedere il cursore che si muove sullo schermo, sono io“
Questa è la frase che ha formulato mentre spostava un pezzo sulla scacchiera digitale!
Nel tweet pubblicato tramite il chip Neuralink, Arbaugh ha scherzato sul fatto che Twitter lo avesse inizialmente bannato perché il sistema pensava fosse un bot. Tuttavia, Elon Musk è intervenuto e ha reintegrato il suo account, riconoscendo la natura innovativa della sua comunicazione.
Inutile dire che questo evento ha sottolineato le potenzialità trasformative del chip.
Arbaugh ha dichiarato di essersi offerto come volontario per questo progetto perché crede che la tecnologia Neuralink cambierà il mondo. Ha anche fatto riferimento alle preoccupazioni sulla sicurezza del dispositivo, dicendo “Penso che non ci sia nulla di cui avere paura. L’intervento è stato facilissimo, sono stato dimesso dall’ospedale il giorno dopo”.
Ha inoltre aggiunto che non ha riscontrato alcun problema dal punto di vista cognitivo dopo la procedura di installazione.
Insomma, sarà scontato dire che sono ormai in molti a vedere in questa tecnologia il potenziale per rivoluzionare la comunicazione e l’assistenza alle persone con disabilità, benchè siano aperte ancora molte discussioni sulle implicazioni etiche e pratiche di un’integrazione così profonda tra tecnologia e biologia umana.
È arrivato il momento di parlare dei malfunzionamenti del chip cerebrale di Neuralink, comparsi circa 100 giorni dopo l’installazione dell’interfaccia. Nel dettaglio, parte dei sensori inseriti nella corteccia cerebrale hanno cominciato a fuoriuscire, riducendo il flusso di dati dai neuroni al computer.
La problematica può essere attribuita ai movimenti naturali del cervello all’interno della scatola cranica, che esercitano pressione sui filamenti, favorendone la fuoriuscita. L’inconveniente potrebbe anche essere legato alla sutura della dura madre, la membrana protettiva del cervello, che se non perfettamente suturata, non mantiene in posizione i filamenti. Un ulteriore ostacolo nello sviluppo di tali interfacce è la reazione infiammatoria del tessuto cerebrale, provocata dal danno tissutale durante l’inserimento dei filamenti e accentuata dai movimenti del cervello.
Questo malfunzionamento ha spinto i tecnici a intervenire modificando l’algoritmo di traduzione dei dati e aumentando la sensibilità del dispositivo per compensare la perdita. Nonostante queste misure correttive, l’esperimento continua, ma richiede ulteriori miglioramenti per garantire la stabilità a lungo termine dell’interfaccia.
Dopo l’inconveniente numerosi esperti si sono pronunciati…
Secondo Luca Berdondini del Laboratorio di Microtecnologia per la Neuroelettronica, l’ottimizzazione della tecnica chirurgica e dei materiali dei filamenti è fondamentale per migliorare la stabilità del dispositivo.
Claudia Tortiglione del Consiglio Nazionale delle Ricerche aggiunge che lo sviluppo di materiali compatibili con il tessuto nervoso è essenziale per evitare reazioni di rigetto e garantire la stabilità delle interfacce.
Oltre agli attuali approcci, esistono potenziali metodi alternativi in fase di studio, come l’induzione di strutture organiche conduttive all’interno del tessuto, mediante ingegneria genetica o l’uso di sonde miniaturizzate e ultraflessibili.
Dopo questo approfondimento sulle criticità, noi di Softweb non possiamo far altro che rimanere connessi, pronti ad aggiornarvi su eventuali novità in merito!